venerdì 25 marzo 2011

Prologo


Partendo da Bukowski,
senza pretesa alcuna, senza voler strafare.
Partendo da un noir d'eccellenza, da un nauseante odore di città malata, di società sporca, di donne vomitate in giro per il mondo, di voglia di non averne più voglia.
Voglio partire da oggi,
da questa altalenante, dubbiosa, confusa esistenza, per raggiungere presto o tardi un traguardo, che sia ancora più dannoso o decisamente più leggero.

Il mio compagno di viaggio?

Il piccolo Tax, di cui vi racconterò...




LA CREAZIONE

Del Grande Papà in quel momento si vedeva soltanto la schiena.
Curvo su uno scatolone per metà lacerato, rovistava con grande foga, ogni tanto lasciava uscire dal suo nascondiglio uno sbuffo pesante, nero, un rantolo che sembrava voler dire, anche piegato così come sono ve la farò pagare.
Le sue braccia enormi e muscolose erano completamente ricoperte da una fitta peluria nera, ispida, mentre la sua nuca, o almeno la porzione visibile in quel momento, sembrava essere del tutto glabra.
Portava, più che dei vestiti, degli stracci incolore sulla quale aveva appeso arnesi da lavoro, cacciaviti, bulloni, chiavi inglesi e quant'altro.
Sbuffava, il Grande Papà, cuoceva nella sua stessa indignazione, smuoveva con forza il contenuto dello scatolone come se stesse rivoltando le macerie di una città morta.
Due occhi, lo fissavano.
Immobili, persi in un mondo lontano, erano due occhi glaciali, freddi, privi di sentimento. Ma lo stesso, fissavano il Grande Papà, miravano imperterriti la sua schiena curva, un punto ben preciso tra le scapole. Studiavano senza sapere, senza conoscere, senza motivo.
Un ultimo sbuffo, più forte dei precedenti, il Grande Papà si rialzò.
Stringeva nella grossa mano sporca e graffiata dal tempo uno strano pezzo di metallo, la forma familiare di un orecchio giaceva inerme tra le sue dita.
Quando si girò verso gli occhi immobili, sorrise, ma nella sua espressione non c'era traccia di dolcezza, quel viso probabilmente non aveva mai provato ad indossare le smorfie dell'amore.
L'ho trovato, piccolo bastardo di un sordo, ecco il tuo stramaledetto orecchio, come nuovo!
Il Grande Papà si avvicinò agli occhi immobili, portando sulle gambe tutto il peso di un corpo enorme, forte, un corpo che sembrava esser formato esclusivamente da muscoli.
Ecco, i due occhi immobili ora erano fissi nei suoi.
Armeggiò, avvitò, sbuffò ancora, poi bastò un gesto, un comunissimo click e i due occhi presero vita.
Si guardarono intorno sgranati, le palpebre sbattevano come impazzite e le pupille ancora non riuscivano a giocare correttamente con la luce. Ma ecco, finalmente si fecero coraggio e iniziarono a vedere.
Un volto conosciuto, il Grande Papà, i suoi denti rotti posizionati a caso nella bocca crudele, il naso grosso, la pelle gialla, era lui, il Creatore, il Papà.
E la stanza, conosciuta anche quella.
Una grotta forse, una strana caverna dal calore insopportabile, piena zeppa di scatole, di ferro e di silenzio. Lungo le pareti erano ammassati altri occhi immobili, teste, braccia, mani, gambe di ferro e tutti portavano sulla fronte la scritta "guasto"...
Ci senti?
... grandi bacheche zeppe di fogli fungevano da quadri, il pavimento sembrava essere stato cosparso insistentemente di olio nel corso degli anni e ora splendeva, con la sua pietra scheggiata e martoriata dal passaggio di chissà quanti piedi...
Oh, ci senti?
... la luce fioca proveniva da freddi neon attaccati al soffitto, chi ormai fulminato da tempo, chi ancora cercava flebilmente di compiere il suo lavoro...
Dico a te razza di idiota, ci senti?
... l'unico collegamento della stanza col mondo esterno sembrava essere una porta spessa e nera che non lasciava spazio all'immaginazione.
Cazzo di un sordo!
Il Grande Papà alzò la mano velocemente e la lasciò atterrare senza paura sul viso allucinato di un bambino di ferro.
Così, Tax si riprese dal suo stupore (perchè i più svegli di voi avranno già capito che si parlava di lui...) e faticò per riuscire a rimanere saldo sulle due gambine scheletriche che gli erano toccate.
Ci sento... sì, ci sento Papà.
Maledetto te e le tue orecchie! Abbiamo perso una giornata intera per colpa tua! I Genitori ti hanno rispedito qui senza troppi complimenti, " lo scimunito non ci sente"! Cosa pretendevano, sei uno scarto, un errore di fabbrica, mi chiedo perchè non ti abbiano sostituito! E ora basta, sparisci dalla mia vista prima che ti spenga per sempre!
Il Grande Papà si trascinò verso altri scatoloni e cominciò a rovistare di nuovo, senza degnare più di uno sguardo il nuovo Tax.
Questi, si diresse verso la porta, sul suo volto si leggeva ancora un certo scombussolamento, l'aprì e fu fuori.

Il Mondo.
Quel Mondo Ciccione che ancora non era riuscito ad ascoltare.
Lo aveva visto, sì, aveva visto ballerini e ballerine saltellare da una parte all'altra della strada, aveva visto uomini in ginocchio sui marciapiedi e gambe veloci che li superavano, che quasi li travolgevano.
Aveva visto qualche albero vecchio, dai lunghi baffi che venivano sfoltiti quotidianamente, aveva visto uccelli che non sapevano più dove posarsi e uccellini senza piuma alcuna che si lasciavano trasportare, laggiù sul cemento, da braccia forti e un po' distratte, che si dimenticavano di chiedergli dove volessero andare.
Aveva visto tantissime scatole chiamate casa, aveva visto entrarvici dentro occhi gonfi di lacrime e sorrisi stanchi, aveva visto finestre sempre coperte da tende, come se viaggiasse nel vento la paura di poter scorgere al di là del vetro sguardi indiscreti, come se ci fossero segreti impronunciabili da proteggere dai raggi del sole.
Tax aveva visto senza capire, era ancora un bambino in fondo, si era limitato soltanto ad imparare per imitazione.
E' maleducazione fissare un estraneo.
Non si può fare pipì in mezzo alla strada, figuriamoci la popò!
E' bene nascondere il più possibile l'epidermide, se vuoi mostrarti rispettabile.
E' bene scoprire il più possibile l'epidermide, se vuoi ottenere qualcosa.
Soltanto i cattivi rubano.
Più Carta hai nel portafoglio, più puoi camminare a testa alta e tutto ti sarà dovuto.
Lavora, fatica, suda, ma non puzzare mai.

Ecco, Tax un po' di cose le sapeva, ma non le aveva capite molto bene.
Per fortuna, ora il Mondo Ciccione era nuovamente pronto ad accoglierlo, ecco i Genitori in fondo al corridoio, ecco gli occhiali anonimi e rassicuranti del Secondo Papà, ecco il completo griffato della mamma.
Che bambino fortunato, il nostro Tax, un nato guasto come lui, un errore di fabbrica, pronto a lanciarsi dentro quel Mondo che tanto lo incuriosiva, accompagnato da due Genitori che tra tanti bambini mai stati aggiustati, avevano deciso di tenere proprio lui.
Il Secondo Papà aprì la porta che dava sulla strada, una macchina sgasò proprio sotto il loro naso.
Il primo vagito, Tax tossì.


- Le trasmissioni riprenderanno il prima possibile -

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